Da Beckham a Tomori: gli inglesi che hanno preceduto Walker

Con il capitano del Manchester City destinato ad unirsi ai Rossoneri, andiamo a rivedere le esperienze di tutti gli otto giocatori inglesi che hanno calpestato il rettangolo verde di San Siro, prima di lui.

Kyle Walker sta per trasferirsi al Milan, come sapete, dove resterà in prestito fino alla fine della stagione con l’opzione di un trasferimento definitivo.

La voglia di lasciare l’Etihad Stadium a metà stagione ha sorpreso molte persone nel suo Paese, ma il suo trasferimento a San Siro ha anche suscitato diverse discussioni in Italia. Infatti, molti esperti non sono sicuri che Walker si rivelerà un acquisto positivo per il Milan, visto che il difensore ha mostrato una scarsa performance con la Nazionale ad Euro 2024 e problemi fisici al City, durante la prima metà della Premier League.

Come dicevamo, in questo articolo andremo a vedere gli altri otto giocatori inglesi che hanno giocato per la maglia del Milan: alcune esperienze hanno lasciato il segno, altre un po’ meno.

 

  • Luther Blissett

Luther Blissett è semplicemente uno dei trasferimenti più famosi ed influenti nella storia del calcio italiano: un fallimento che paradossalmente è diventato una sorta di icona contro-culturale.

L’Inglese, nato in Giamaica, arrivò al Milan nel 1984 dopo una fantastica stagione al Watford di Graham Taylor, con i Rossoneri che accettarono di pagare 1 milione di sterline per un vero numero 9 che aveva appena terminato la stagione da capocannoniere in Inghilterra, con 27 gol. Tuttavia, Blissett segnò solo cinque volte in 30 apparizioni durante la sua unica stagione a San Siro, prima di essere venduto di nuovo al Watford…a poco più della metà del prezzo.

La sua leggenda vive ancora, poiché il nome di Blissett divenne un popolare “nom de plume” tra radicali, attivisti ed artisti in Italia durante la metà degli anni ’90. L’attaccante partecipò persino ad un episodio del popolare programma televisivo britannico ‘Fantasy Football’ dove affermò di far parte del ‘Progetto Luther Blissett’! Quindi, sebbene la presenza di Blissett nel Milan non sia stata per niente memorabile da un punto di vista sportivo, ha comunque lasciato un impatto da un punto di vista culturale.

 

  • Jimmy Greaves

Jimmy Greaves segnò nove gol in dieci apparizioni in Serie A per il Milan, eppure il suo periodo a San Siro fu un vero disastro. L’attaccante inglese ha persino affermato più tardi, nella sua autobiografia, che il trasferimento fu la causa del suo alcolismo. Fu sicuramente una mossa azzardata. Greaves non aveva nemmeno voluto lasciare il Chelsea in primo luogo e cercò ad uscire dall’accordo, senza riuscirci. Inevitabilmente, le cose peggiorarono da lì, con Greaves che entrò rapidamente in conflitto con il famoso allenatore Nereo Rocco, noto per tenere d’occhio molto da vicino la vita privata dei suoi giocatori.

Greaves, che aveva solo 21 anni all’epoca, dichiarò che Rocco gli aveva reso la vita un “inferno”, anche se segnava. Una separazione divenne inevitabile e Greaves fu venduto al Tottenham nel dicembre 1961, a soli sei mesi dal suo arrivo al Milan. Nessuna delle due parti rimpianse la separazione, poiché Greaves portò il Tottenham alla FA Cup nel maggio dell’anno successivo, mentre il Milan vinse il campionato la stessa estate grazie in gran parte a Dino Sani, il regista brasiliano che i Rossoneri portarono a bordo poco prima di liberarsi del loro inquieto attaccante inglese.

 

  • Tammy Abraham

Tammy Abraham si è unito al Milan in prestito dalla Roma proprio prima della chiusura del mercato estivo del 2024, quindi è ancora troppo presto per un giudizio definitivo.

È stato sicuramente movimentato, con Abraham che ha causato polemiche ad ottobre sbagliando un rigore contro la Fiorentina che avrebbe dovuto essere calciato da Pulisic, prima di segnare un gol determinante nel sorprendente successo in Supercoppa Italiana contro l’Inter. I Rossoneri sperano che Abraham possa prendere slancio nella seconda metà della stagione, ma rimangono dubbi sulla sua capacità di tornare alla sua forma migliore, poiché non sembra lo stesso giocatore dalla sua sensazionale stagione d’esordio allo Stadio Olimpico, con un infortunio al legamento crociato anteriore a giugno 2023, che ha avuto un grande impatto sulle sue difficoltà.

 

  • Ruben Loftus-Cheek

Non sorprende che Fikayo Tomori abbia giocato un ruolo chiave nella decisione di Ruben Loftus-Cheek di trasferirsi al Milan. I due erano stati compagni di squadra al Chelsea e il difensore parlò in termini entusiastici del club, il che ha effettivamente sigillato l’accordo per Loftus-Cheek, dato che aveva già avuto una conversazione incoraggiante con l’allora allenatore Stefano Pioli.

Tuttavia, mentre il primo anno di Loftus-Cheek a San Siro è andato molto bene (ha siglato 10 gol in tutte le competizioni in una singola stagione), ha poi riscontrato difficoltà durante la stagione 2024-25. La partenza di Pioli sicuramente non ha aiutato, ma il problema principale sono stati gli infortuni, che erano spesso un problema durante il suo tempo al Stamford Bridge. I prossimi mesi determineranno quindi se Loftus-Cheek potrà tornare ad essere un giocatore chiave per il Milan, sotto il nuovo allenatore Sergio Conceicao.

 

  • David Beckham

David Beckham inizialmente si è unito al Milan con un prestito di due mesi nel gennaio del 2009, ma le cose andarono così bene che rimase per il resto della stagione. I Rossoneri hanno persino cercato di acquisirlo a titolo definitivo, ma non sono riusciti a raggiungere un accordo con i LA Galaxy sulla cifra del trasferimento.

Tuttavia, Beckham è tornato per un secondo periodo in prestito a San Siro nel gennaio del 2010, anche se il suo tempo al club si è concluso prematuramente a causa di un infortunio che lo ha anche escluso dalla Coppa del Mondo di quell’estate in Sud Africa.

Osservando il quadro più ampio, il trasferimento del centrocampista al Milan non è stato particolarmente vincente – non ha aiutato il club a vincere alcun titolo – e ha indubbiamente danneggiato la sua popolarità nella MLS. Tuttavia, mentre Beckham ha racimolato 33 presenze per i Rossoneri ed ha segnato solo due gol, ha guadagnato il rispetto dei compagni di squadra, allenatori, tifosi e giornalisti con la sua etica del lavoro e la sua qualità.

“Mi ha sorpreso in modo positivo,” disse Gennaro Gattuso all’epoca. “È un grande professionista.”

 

  • Mark Hateley

Mark Hateley ha segnato solo 17 gol nelle sue tre stagioni con il Milan, eppure rimane una figura iconica nel club. Perché? A causa di uno stacco di testa imponente nel Derby della Madonnina il 28 ottobre 1984. Fu l’immagine definita della prima vittoria del Milan in campionato sull’Inter in sei anni e guadagnò a Hateley lo status di eroe della Curva Sud, appena pochi mesi dopo il suo arrivo da Portsmouth.

Purtroppo, l’attaccante soprannominato “Attila” si infortunò nella partita successiva e non si riprese mai del tutto, ma Hateley è ancora ricordato con affetto dai tifosi. Infatti, il suo gol leggendario è stato inserito su uno striscione mostrato prima di un altro derby nel 2016.

 

  • Fikayo Tomori

Il trasferimento al Milan ha avuto poco impatto sulle prospettive di Tomori con l’Inghilterra sotto Gareth Southgate, ma ha rappresentato indubbiamente il punto di svolta nella carriera del difensore.

La forma di Tomori è leggermente calata in seguito alla sorprendente vittoria del titolo dei Rossoneri, e nel corso della prima metà della stagione 2024-25 è finito in disgrazia sotto l’ex allenatore Paulo Fonseca, alimentando voci di un trasferimento alla Juventus. Ora sembra destinato a rimanere a San Siro almeno fino alla fine della stagione. Il suo contributo è stato indubbiamente prezioso e questo i tifosi lo sanno.

 

  • Ray Wilkins

Nell’estate del 1984, il Milan cercò di acquistare Bryan Robson dal Manchester United. I Red Devils rifiutarono di autorizzare la vendita del loro capitano, ma a causa dei loro problemi finanziari dell’epoca, sorpresero i Rossoneri offrendo loro Ray Wilkins. Il Milan fu più che felice di accettare.

Wilkins si inserì perfettamente nel centrocampo del Milan, guadagnandosi elogi non solo per la sua aggressività controllata ma anche per la sua meravigliosa gamma di passaggi.

L’internazionale inglese fu un titolare regolare dei Rossoneri per due stagioni, e sebbene la sua influenza sia diminuita durante il suo terzo anno, mentre il club subiva grandi cambiamenti dentro e fuori dal campo sotto il nuovo ambizioso presidente Silvio Berlusconi, quando Wilkins giocò la sua ultima partita casalinga per il Milan, fu sollevato sulle spalle dei suoi compagni di squadra e gli fu dato un affettuoso addio dalla Curva Sud.

E adesso è giunto il momento di Walker: non vediamo l’ora di vederlo giocare in Serie A.